Il nostro approccio alle bollicine

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I soci del club Costa Gaia ed il suo presidente Pippo Scalzo, hanno partecipato al frizzante caminetto interclub dedicato alle bollicine.

Dopo i saluti istituzionali del presidente Piero Cataldo del club capofila, del governatore Alfio Di Costa e l’introduzione di Nicolò Sorce, si è dato spazio al perlage dei vini, uno spazio su piattaforma digitale che però ha permesso sia pure solo virtualmente di far baciare i bicchieri. L’argomento è stato brillantemente sviluppato dal presidente dell’Agenzia Vina, dott. Marco Busalacchi, tra l’altro anche degustatore di olio, che ha puntato al brio ma non solo, perché l’allegria evocata dallo spumeggiare dei vini non dimentica la tecnica professionale che ne sta alla base.

Il relatore ha guidato a ritrovare il fascino di quel pizzicorio dell’anidride carbonica nella degustazione: esalta i profumi, entra nel naso e stuzzica l’olfatto, ammorbidisce le durezze e regala gusto alle papille, sostiene gli acidi e i sali minerali, valorizza il vitigno, dallo chardonnay al pinot meunier, al pinot nero o bianco, al grillo siciliano, al carricante, alla malvasia.

Va da sé che si parte da un vino di qualità ma è alla durata del procedimento che si affidano gli spumanti, con una prima fermentazione di tre mesi alla quale segue il periodo di 12-36 mesi per l’affinamento dei lieviti durante il quale intervengono le competenze professionali degli esperti per eliminare quanto rende torbido il prodotto.

Le bollicine evocano dunque il metodo, quello che Dom Pierre Pérignon sperimentò a Hautvillers circa tre secoli fa, ma anche l’invenzione italiana legata al nome di Martinotti, come inventore del metodo Charmat.

Nel metodo classico il procedimento si completa con il congelamento del collo della bottiglia per la sostituzione del tappo, dove si depositano le impurità, con quello pulito di sughero ingabbiato per sostenere la pressione. 

Il gioco è fatto quando la bottiglia viene inclinata per disporre la quantità di anidride carbonica su una superficie maggiore, e poi si stappa pronti a versare il vino nel suo calice. La forma del calice consente di mantenere intatte le caratteristiche organolettiche, quelle che si avvertono al palato palpandolo con la lingua, e reggere il calice dal gambo consente di non alterarne la temperatura e la fragranza.      

Che si tratti di prosecco o champagne, nei calici si versa stile ed eleganza, la territorialità dei terreni e della geografia, la tecnica che è anche la filosofia del produttore che sceglie la cuvée dei vitigni. Dalla storia romana quando si usava la cuva, la botte, alla quantità del vino contenuto nel recipiente di legno dove si lascia fermentare, al mosto prodotto dalla prima spremitura delle uve che caratterizza il maggiore pregio.

Sia con il prosecco che con lo spumante, oggi presenti nel mercato enologico, è protagonista la tecnica, la capacità di mescolare le uve che trionfa e invita a provare le sensazioni derivanti dalla personalità del vino.

Le bollicine che si muovono nel calice non sono un caso. Sono il prodotto di tecnica e studio, di equilibrio termodinamico.

Vitigno e uva, terreno e territorialità, geografia e clima, uomo e tempo, sono e rimangono i presupposti essenziali per produrre la piacevole e seduttiva magia dell’effervescente, effimera ma incredibilmente reale.

Attenti però agli abbinamenti con il cibo, dalle carni distinte in tipologie, ai finger food, dai risotti alle paste ed ai condimenti, dalle fragole ai dolci. Un brut o spumante secco accompagna bene i crostacei, i salumi e le fragole. Un satin offre rotondità e morbidezza da pasteggio, un prosecco può dominare tutto il pasto, a cominciare dall’aperitivo.

Gli uni condizionano gli altri ed esaltano le sensibilità organolettiche che ci auguriamo di potere esercitare presto dal vivo nella piena consapevolezza di quanto l’iniziativa rotariana ha indicato, in un brindisi alla salute.  Allora, bollicine? Grazie si. Anche siciliane, come quelle di Tasca d’Almerita, di Milazzo, di Planeta, a testimonianza delle tante aziende della nostra terra.

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